Mentre il palazzo dell’ex Magistrato per il Po (un vero e proprio ministero di enti, agenzie ed autorità) è già in restyling, il Ponte a Nord è là, sulla Parma, abbandonato e da nessuno bramato.
Perché non cogliere l’occasione per riflettere ancora sul futuro dell’inutilissimo monumento allo spreco?
L’ultimo numero della rivista <dalla parte del torto> ospita un mio articolo: <Zac-Zac: ecco il Pont dal Marètt. Un futuro nobile per il detestato e inutile siluro attraverso l’eliminazione dei due piani superiori>.
In sintesi scrivo:
1) Investire ancora milioni e milioni (si partirebbe con sei milioni da qui al 2026) per creare nel siluro uffici burocratici e di rappresentanza al servizio di funzionari/tecnici che hanno già spazi in via Garibaldi, rappresenterebbe una vera dilapidazione di denaro pubblico.
2) Proprio durante la definizione del PUG (Piano Urbanistico Generale) è emersa, da parte degli esperti coinvolti, una soluzione alessandrina per tagliare definitivamente questo <nodo gordiano> parmigiano, ovvero eliminare i due piani superiori, lasciando solo il passaggio pedonale con vista sulle Prealpi.
3) Non chiamatelo Ponte Nord o Ponte delle Acque. Per i parmigiani suona mille volte meglio scandire o sentire l’eco del <Pónt dal Marètt> o <Ponte del Maretto>.
Buona lettura


